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Traumawork - cos'è e come funziona

La maggior parte delle persone, nel corso della propria vita, si trova confrontata con eventi traumatici.

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Possono essere incidenti, episodi di violenza, abusi sessuali, ma anche operazioni chirurgiche. Un'altra categoria di eventi traumatici sono i maltrattamenti di carattere psicologico, ad esempio il mobbing, soprattutto se si tratta di situazioni a cui si è sottoposti ripetutamente per lungo tempo.

Non va inoltre dimenticato che il sistema nervoso umano non è in grado di distinguere tra realtà e percezione, quindi reagisce allo stesso modo che la minaccia sia reale o immaginaria.

Eventi che di regola consideriamo “normali” e “innocui”, se percepiti come una minaccia, possono scatenare reazioni fisiologiche di sopravvivenza analoghe a quelle messe in atto in una situazione di grande pericolo.

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L'innovativo approccio di risoluzione dei traumi da me appreso si basa sugli insegnamenti del metodo Somatic Experiencing

ulteriormente sviluppati per ampliarne gli orizzonti in senso spirituale.

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Questo metodo è basato sull'osservazione degli animali selvatici che, nonostante siano frequentemente esposti a pericoli e a situazioni potenzialmente traumatiche, non ne restano traumatizzati.

Quando un animale selvatico riesce a salvarsi dall'attacco di un predatore, gli stessi meccanismi biologici che gli hanno permesso di sopravvivere gli permettono anche di liberare tutta l'energia di sopravvivenza che ha messo in circolo per salvarsi.

Questi meccanismi di sopravvivenza sono gestiti dalla parte del cervello chiamata cervello rettile che è quella che l'essere umano ha in comune con gli animali, dagli altri mammiferi ai rettili.

La risposta biologica di animali ed esseri umani a una minaccia, percepita o reale, orienta dapprima l'attenzione verso la minaccia e poi mette in circolo tutte le energie necessarie alla lotta o alla fuga.

Se la minaccia è estrema e le reazioni di fuga o di lotta non rappresentano una via di salvezza, il cervello rettile reagisce con l'ultima estrema difesa: il congelamento (per alcune specie animali caratteristico e noto come morte apparente).

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Scampato il pericolo, gli animali riescono senza problemi a scaricare l'energia bloccata attraverso tremori, sudorazione, eccetera.

Il cervello umano, di conformazione diversa da quello animale, possiede una parte propria solo all'essere umano, la neocorteccia, che è responsabile del pensiero, della razionalità e dello sviluppo della parola e della scrittura.

Negli esseri umani, fortemente identificati con questa parte di cervello, il ripristino dell'energia bloccata indotto dal cervello rettile viene interrotto e l'energia di sopravvivenza non può essere scaricata, rimane bloccata e si trasforma in quello che si definisce un trauma.

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Il trauma non è causato dall'evento vissuto ma da una risposta biologica incompleta alla minaccia.

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La risoluzione del trauma risiede quindi nel completare e scaricare i processi fisiologici piuttosto che nel ricordare o ripercorrere l’evento traumatico.

La tecnica proposta lavora sul sistema nervoso autonomo integrando diverse tecniche e aiuta a provocare e gestire la fase di scarica dell'energia congelata rendendola nuovamente disponibile.

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La forza di questo approccio, sta nel fatto di non essere catartico e di non richiedere cioè di ricordare o rivivere l'evento che ha scatenato il trauma.

Proprio per questo può essere utilizzata anche nel caso in cui vi siano sintomi di trauma ma non c'è coscienza o ricordo dell'evento che li ha causati.

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Da anni, ho integrato il traumawork nel lavoro con le costellazioni sciamaniche, in quanto l'esperienza mi ha dato modo di constatare che questi due strumenti si compensano e il loro impiego contemporaneo e sinergico produce ottimi risultati.

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